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le prose | 83 |
ri dell’arte sua, è assai ristretto il circolo delle sue idée, queste son molto più chiare e più giuste, che in una gran parte del popolo cittadinesco. Del che si veggono due ragioni: l’una è questa, che colui che esercita la mente in un’arte, tien sempre, anche fuor di essa, più discrezione e giudicio, che non quegli che lascia in un totale ozio le sue facoltà; l’altra, che nel contadino il lume naturale, non offuscato dalle infinite opinioni torte delle società umane, ha una forza molto maggiore. Non sa il contadino tante cose, cioè non sa tanti errori.
Non dirò in riguardo al costume, che le campagne abbiano quella semplicità ed innocenza, che veggiam dipinta nelle storie de’ Patriarchi, e nell’egloghe de’ Poeti; ma certo men guaste deggiono essere delle città. In queste la libertà del pensare, l’ozio, il lusso, la dissipazione, l’egoismo, ed altre somiglianti pesti si propagano di classe in classe dalle più alte e più ricche sino alle più abbiette e più povere; ma da queste