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le prose 71

bocca d’un celebre antico alcun savio detto, ch’egli nol ripeta; non fu scritto un luminoso ammaestramento, che nol ricordi; non ricorda un’eroica azione, che non l’esalti: viene il tempo o di pronunziar qualche savio detto, o di dare qualche buon consiglio, o di fare qualche azion buona: egli rimane al di sotto de’ più ignoranti. Ma l’ignoranza stessa non è men brutta? Che giova tanta investigazione, se di quello, che andiam raccogliendo su questo o quel libro, non ci nutriam veramente, non l’assilliamo, nol convertiamo in succo e sangue, e nella propria nostra sostanza? Che è questa scienza posticcia, che sta su l’animo, come sul corpo la veste?

Un altro fa le delizie sue de’ poeti. Delizie infelici, se non passa più là della frase e del numero, se da quella viva pittura di costumi e d’affetti, di vizio e virtù, non impara a farsi più avveduto e più saggio. Che direm di quelli, che tanto affaticansi, a fine d’imparar molte lingue?