Pagina:Le prose e poesie campestri....djvu/84

68 le prose


Ma per trar dagli studj tutto quel bene, di cui son capaci, confessiamo, ch’esser fatti dovrebbero altrimenti da quello, che in generale costumasi. Lo studio dell’uomo, dell’origine sua, del suo fine dovrebb’esser il più coltivato di tutti, ed è il meno.

Ut nemo in se se tentat descendere, nemo! Sarà forse dalla mineralogia, o dalla botanica, sarà stillandomi il cervello sopra una lapida, o sfibrando gli occhi per entro una pergamena, ch’io imparerò a frenare i desiderj e i timori, a perdonare gli altrui difetti, a non lasciarmi vincere all’ira? Litteræ nihil sanantes. Saprò come s’ami la patria, l’amico, la sposa, studiando come si nutra una pianta, si formi un metallo, si trasformi un insetto? Non faciunt bonos ista, sed doctos. Quel chimico tutto analizza, fuor che sè stesso. Ecco un geometra, che tutto misura, eccetto quelle cose, che più gli appartengono; eccetto il curvo ed il retto delle operazioni umane: un anatomico, che tutto studia nell’uomo, fuori