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le prose | 65 |
chiamano? Si dicono, si chiaman tali per nulla? Quanto non è grande, anche senza pensare ai lettori, il piacer di versare, per dir così, la tua anima sopra una carta, e dar visibilità e corpo a’ tuoi sentimenti? E lasciando ancora l’esercizio dell’arte, esercizio delizioso sempre, se dell’arte innamorato sei veramente, è egli facile trovar nel gran Mondo un diletto da contrapporre a quello d’una bella e commovente lettura? Chi è che s’abbia il coraggio di dirmi: Ascolta me piuttosto che Platone ed Omero, piuttosto che Tullio ed Orazio? Lascia di udire i lamenti d’Edipo e di Filottete, e vieni ai nostri teatri? Vieni a ridere nelle adunanze nostre, e lascia di piangere con Didone e con la madre d’Eurialo, di rammaricarti con Bradamante, di sospirar con Erminia? Prendi questa nuova raccolta per nozze, e deponi que’ sonetti e quelle canzoni del tuo Pe-
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