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62 | le prose |
bene altrui, d’esser utile agli amici, alla patria, alla società. Che giova dunque l’acquistare allora questo strumento, che non abbiam più forza d’usarlo, e che siam per discendere, attori stanchi ed inabili, dalla scena del Mondo?
Nè io già intesi parlare di certe frivole celebrità passeggiere, che un’arte ben nota rapisce assai facilmente, ma delle quali è gran maraviglia, come l’uomo appagar si possa. Quanti non si credon famosi, perchè lodati vengono dagli amici, o perchè nel posto, in cui sono, godono di quegli onori, che, offerti a tutti, non adornano alcuno? Perchè i giornalisti mettono in cielo un lor libro? Perchè nelle radunanze accademiche riscuotono applausi alla buona creanza, o al cattivo gusto dovuti degli ascoltanti? Perchè piacciono le lor commedie a una gente, che tutto l’anno batte le mani a quanto immaginar si può di più assurdo, e scrivere di più barbaro? Oltrechè, se di nobile stirpe sono, non s’accorgono miserabili quanto spesso