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gl’ignoranti, di cui non avrebbe mai creduto sì grande il numero, e nel cui numero colui possiam mettere ancora, il quale, perchè conosce un’arte, ch’egli coltiva, crede poter giudicare di quelle, che non intende. Rimane una quarta spezie, ma scarsissima, d’uomini non men giusti che intelligenti: tra’ quali se havvi alcuno, che trovando nell’eccellente opera d’un contemporaneo una macchia, desiderasse di cuore, che tal macchia sparisse, ah questo è l’uomo, ch’io vorrei per amico!

Parlo de’ contemporanei, tra’ quali tu vivi. Perchè gli stranieri ti avranno forse in gran pregio, ed alcuno sotto un diverso cielo bacerà forse quella pagina, che da’ tuoi concittadini non curasi punto. Ma quest’approvazione rimota, di cui non sai nulla, è per te affatto sterile e vana, formando i lontani una posterità di luogo, ch’equivale a quella di tempo. E così non dico nè pure, che nella sua patria ed in vita non ottenga qualche uomo la ricompensa