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le prose 59

na eredità, che raccogliere non possiamo, è uno splendido ed utile errore, per cui le fatiche de’ trapassati contribuiscono ai piaceri, e alle comodità de’ viventi?

Funesta anche in proposito della gloria è la scoperta del vero. Lo scrittor giovine, e d’esperienza privo, sembra credersi egli solo infiammato dall’amor della lode: ma s’egli desidera l’applauso degli altri, la vanità degli altri non è men pronta a negarglielo. Parrebbe che il piacere, ch’egli desta ne’ suoi lettori, dovesse consolar questi del dolore di commendarlo: ma questi lettori non si pregiano di vilipender pubblicamente quell’opera, che formò le delizie secrete della lor solitudine?

Felice nel suo inganno quel giovinetto non sa, che con tre spezie di persone ha egli a fare particolarmente: con gli artisti, i quali lo invidiano; con gli uomini, che si piccan d’ingegno, ma che inabili a mostrarlo scrivendo, quelli vorrebbero tirar giù, che scrivendo s’innalzano sopra loro; e con