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sue, che la morte dei parenti ed amici non gli dava noja che nel primo moto. Ma quanto ai parenti, abbiam già veduto che assaissimo amava il genero, la figlia, e i nepoti. Nè era men tenero verso gli amici, un de’ quali, cioè il Ruzzante, visse lungamente in sua casa, come anche il Falconetto, di cui servivasi nelle sue fabbriche; e sappiamo ch’egli voleva esser sepolto insieme con loro, acciocchè, scrive il Temanza nella vita del Falconetto, i corpi di coloro non fossero nè meno dopo morte disgiunti, gli animi de’ quali l’amicizia e la virtù aveano legati insieme vivendo. E parlando allo Speroni della felicità sua, dichiara; che sol lo rende infelice il non badar che fan gli uomini ai suggerimenti suoi, perchè gli amici perderebbe più tardi, se ci badassero. Sicchè, a conchiudere, io non ho altro contrario, se non la morte degli amici, che mi tengono in continua infelicità. Così egli stesso. Ciascun vede come quest’ultima frase discordi dall’altra che la morte de’ pa-