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le prose | 51 |
non trapassava. Cominciò questo dopo gravissima malattia, che l’assalì nell’anno quarantottesimo dell’età sua; e visse un secolo quasi, e sanissimo sempre. E quello tra i proverbj era il suo favorito, che il cibo, che a mensa restiam di mangiare, giova più del cibo, che abbiam mangiato.
Fu riversato un giorno dalla carrozza, che è fatalissimo ai vecchi massimamente, ma di che nulla sofferse, in grazia, dic’egli, della sua vita sobria; e certamente può far molto anche in ciò la buona tempera degli umori. Diceva ancora, che si è men soggetto alle melanconie e alle avversità, sobriamente vivendo. Ed è veramente lepida cosa ove loda sè stesso, dicendo ch’è uomo piacevole, che canta bene, che ha composto una Commedia piena d’onesti risi e di piacevoli motti ecc. Più apertamente ancora lodasi in una sua lettera all’illustre amico suo Sperone Speroni, il qual per ischerzo ed accademicamente confutati aveva i suoi pensamenti intorno alla temperanza, e fattone poi anche la palinodia.