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le prose | 47 |
se non quanto stanno nelle lor terre. È questo il discorso dell’avarizia, o della stupidità? Dell’una e dell’altra: poichè costoro così volentieri si trovano tra le risaje d’una pianura uniforme e morta, come in cima della più fresca e più ridente collina. O Natura, che pur creasti quest’anime, perdona a lor quel metallo, di cui li creasti.
Ma son veramente nel Mondo anime così dure, che la tua beltà, o Natura, punto non le commuova? Se agli uomini tutti l’occhio tu fabbrichi di maniera ch’entri dolcemente in esso il verde e l’azzurro dell’immensa tua veste, perchè non volesti una pari relazion generare tra il senso interiore, e sè stessa, tra il lor cuore, e la bellezza tua? Trista cosa a pensare, che il piano ed il colle, le selve e l’acque, i fiori e le rupi abbiano a passare inutilmente innanzi agli occhi d’un uomo vivo: ch’egli non sia mai desto, quando nasce il sole, e desto egli dorma, quando tramonta; e che a lui non piaccia la Luna, se non perchè gli scusa una lampada;