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seliciato di quelle strade, e della polvere che ingombra quell’atmosfera, quando io premo

L’erbetta verde, e i fior di color mille,

e beo quest’aria pura e balsamica; meco la memoria di quelle case uniformi e triste, che i raggi ripercuotono del Sol cocente, quando veggo questi dipinti colli, onde l’aure più fresche son ripercosse; dello strepito de’ cocchi e della moltitudine, quando sento mugghiar la valle, o belar la collina, il canto dell’usignolo melanconico, o quel dell’allegra contadinella. Che dirò di quegli spettacoli teatrali, l’insufficienza dei quali è abbastanza trovata dalla disattenzione di chi v’interviene, non che dalla forma de’ teatri stessi al conversare ordinati più che ad altra cosa? Che dirò di quelle adunanze, di frivolezza piene e d’insipidità, o composte d’uomini che son fatti per fuggirsi l’un l’altro, ed ove il timor d’offendere l’altrui opinione ti soffoca le parole in gola e i pensieri? Ah vai bene assai più un’ora, una