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le prose 29

parlai con persone da lei provvedute di letto, di fasce pe’ loro bambini, ed anche, quel ch’è più raro ne’ gran Signori, di amorevoli e confortanti parole. In questa casa soggiornò ancora un fratello di Re, cioè il Duca di Clocester, al quale utilissima fu nell’ostinato male, che affliggevalo allora, l’aria ottima, che qui spira, e che, ripercossa da questi colli, induce nelle stanze anche ai mesi più caldi un’autunnale freschezza.

Alcuni potrebber dire, che là non si può avere il sapor vero della solitudine, donde scorgesi la città: ma mostrerebbero, così dicendo, non conoscer punto la forza de’ contrasti, e l’effetto indubitabile, che ne deriva. Parmi essere nel caso, di cui parla Lucrezio: parmi veder navi in travaglio; e non che l’altrui male mi piaccia, ma veder mi piace da questo porto cittadinesche tempeste, da cui sono in salvo. Così su le montagne più alte, e in un’aria serena e tranquilla, con diletto mi veggo radunarsi le nuvole sotto i piedi, e formarsi il fulmine e la gragnuola.