Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
263 |
II.
Drïadi ombrose, alla cui nobil cura
L’orror commise della selva amica
Carlo, tra le cui piante alla fatica
De’ più gravi pensier talor si fura;
Euro invitate a contemprar l’arsura
Con l’aure, che nel grembo ei si nutrica
Ed Austro allor, che la campagna aprica
Borea col gel de’ freddi spirti indura.
Ma perchè rio furor d’alta tempesta
Tronco non svella, o di saetta accesa
Non sia rimbombo a minacciarla ardito,
Basta Carlo scolpir per la foresta,
Ch’ella fia d’ogni oltraggio indi difesa:
Tanto è l’eccelso nome in Ciel gradito.