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le prose 11

O campagna, o soggiorno di quiete pieno e d’ammaestramento, di voluttà pura e d’ozio erudito, dammi ch’io possa nel riposato e sicuro tuo seno quella salute riavere, che da qualche tempo ho perduta. Da te sola io l’aspetto; giacchè è pur tua la fresca e purgata atmosfera, nella quale io passeggio, tue sono le acque, in cui soglio entrar giornalmente, de’ tuoi armenti è quel latte, di cui fo uso, e tu stessa m’inviti a quel cibo Pitagorico e verde, quale sei tu: oltre che qui la mia vita, come tranquillo lago ed immobile, non sarà, dirò così, da molesto pensier veruno increspata. Ma da te aspetto più ancora: ma v’è un’altra salute ancor più importante e più bella. Te dovrò ringraziare, se, come corretta l’acrimonia de’ miei umori, così le inclinazioni del cuore avrò migliorate; se, come il villano taglia i rami, e netta il campo da’ pruni, così io reciderò gl’inutili desiderj, ed ogni pungente cura dall’animo, estirperò, dall’ani-