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le poesie 209
X.


     Tutto allor mi s’offrì l’eccidio mio
Compendïato in quel funesto segno.
Rapido cresce il fatal morbo, ed io
Con l’arti inefficaci invan mi sdegno.
E la voce talvolta al cielo invio:
Più che d’eletti spirti il sommo regno,
Forse non ha, per tante macchie immondo,
Mestier di virtuosi esempi il Mondo?

XI.


     Mentr’io sì fatte cose in cor favello
Presso i cari origlier (già Notte andava,
Nè maggior lume ivi splendea di quello,
Che scarso e tristo una lucerna dava)
Ecco a un tratto veder parmi un drappello,
Che al doloroso letto intorno stava,
Di molto in vista ragguardevol donne:
Ma con viso piangente, e fosche gonne.

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