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le poesie 187
II.


     Dalla sua grotta in sen d’atra foresta,
10Ove condusse il dì chiuso e lontano,
Esce il Silenzio, e della grave testa
Ai suoi ministri accenna, e della mano;
Onde subito il cocchio a lui s’appresta,
Sul qual benchè qua e là discorra il piano,
15Pur nè di calpestío mai, nè di ruote,
Nè di sferza romor l’aura percuote.

III.


     Ma tanto ancora ei dominar non pare,
Che non susurro alcun fera gli orecchi.
E or pur la villanella a quelle chiare
20Fonti, che sul mattin le furo specchi,
Per attigner s’affretta, e al cigolare
Cantando va degli ondeggianti secchi:
Mentre forse da un lato è chi la mira,
E dal ruvido cor su lei sospira.