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4 | le prose |
e d’idee, di rapimenti, e d’affetti! Quante cose, che io credea dimenticate per sempre, or m’appariscon di nuovo, si riuniscono tutte, e mi stanno innanzi alla mente, che si maraviglia di rivederle!
No, non c’è uomo, che le bellezze della natura, qualche volta almeno, non abbian colpito. Voglio anche, ch’egli s’interni nella notte diurna, se così posso chiamarla, d’un folto bosco, e nulla senta di quel sacro e dolce orrore che inspira; voglio che miri con indifferenza l’immensità di quelle interminabili praterie, in cui l’occhio, come in un verde oceano, piacevolmente si perde; voglio che resista a cento altri oggetti non inferiori: non resisterà certo a quell’effetto, che tutti provan più o meno su l’alte montagne, per cui ci pare altri esser divenuti, nobilitandosi e sublimandosi ogni nostro sentimento, e più celere scorrendoci e più vigorosa per le alleggerite membra la vita. Ma per ben godere della campagna, bisogna