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le poesie | 183 |
XII.
O tu, tu, la cui sorte ai destin miei
Parea pur che dovesse ir sempre unita,90
Chi detto avrebbe un dì, ch’io condurrei
Dalla tua sì diversa or la mia vita?
Mentr’io questo ragiono, appena sei
Tu forse di tue piume al giorno uscita,
Ed ora siedi al lungo specchio, dove95
Mediti nuove fogge, e piaghe nuove.
XIII.
Visita un dì le mie romite sponde:
Ecco venirti ad incontrar per via
Con le più rosee frutta, e le più bionde
Le forosette della villa mia.100
T’attende questo Zefiro, che l’onde
Agitar del tuo crin forse desia,
E più che da’ fior suoi, spera diletto
Da quanto ti fiorisce in volto e in petto.