Deh qua rivolgi il passo,
E la schiera fedel ti cinga il fianco,
Il buon Vigor, non lasso
Del vagar mai, del meditar mai stanco,
Quella, cui fosco dì par sempre bianco,60
Ed è Letizia il nome,
E il Gioco, e il Riso, e terzo
Il moltiforme Scherzo,
Con Venere creduti, io non so come,
Poi che quei tre, chiedo alla Dea perdono,65
Se teco ella non è, con lei non sono.
Te fuggono le meste
Veglie, cui pioggia i sonni invan prepara,
Te le Nause moleste,
Cui non è tazza che non sembri amara.70
Vienne: il campestre loco, e questa avara
Mia mensa, o Dea, ti chiama;
Nè alcun del tuoi nemici
Hanno queste pendici,
Tema inquïeta, impazïente Brama, 75
Nè Amor, nè Gelosía, che in suo tormento
Spalanca cento lumi, e orecchie cento.