In quella prima etade,
Non che mover preghiera, e templi alzarti,
Cieco alla tua beltade
Nè rivolgeasi pur l’uomo a mirarti.15
Ma poi che aperto il fatal vaso, e sparti
Fur su la terra i mali,
Di te com’ei s’accese!
Come a seguir ti prese!
Te giusta ira premea contro i mortali,20
E d’allor cominciasti a far che scenda
Frequente sul tuo viso invida benda.
Sorsero poi superbe
Rocche e città; ma più, che l’alte mura,
Piace a te il campo, e l’erbe,25
Piace l’intatta vergine natura.
Qui sovente ti fai, Dea sobria e pura,
All’arator dappresso
Tra Fatica, cui mille
Escon del petto stille,30
E Pace, che ognor serba un volto istesso:
Qui la gota a fanciul del tuo cinabro
Colorir godi, o a villanella il labro.