Ma più dolci a me fur quell’auree tutte,
Che volar festi a me, Delfiche note,
Cui bella cortesía del nettar suo
Sparse, e sparse amistà, ch’è ancor più bella.
Perchè la stessa via correr non posso,15
E volarmene a te? Certo se l’anno
Cocente, e l’arte del figliuol d’Apollo,
Cui di mia vita vacillante in mano
Ho posto il fren, me scolorito e magro
Non consigliasse alla quïete, e il puro20
A respirar de’ campi aere odorato,
Certo non mi starei; ma lunge i piani
Lombardi, e in cima d’Apennin ventoso,
Date a’ pronti corsier tutte le briglie,
Or sarei teco. O colli ameni, o rive25
Care alle Grazie, al Genio Italo, all’Arti,
O già d’Ausonia, anzi del Mondo Atene,
Vaga Fiorenza, e agli occhi miei pel nuovo
Ospite tuo gentile ora più vaga,
Ben godrei rivederti, e la tua sacra30
Ribaciar terra, che cotanta polve
Chiude di man famose, onde parlanti
Uscían le tele, uscía ne’ bronzi e marmi