Che ognor vive a sè cara? Uom, che le ambasce
Del rimorso, torcendo in sè la vista, 99Paventerà, questi per me non nasce.
Questi sol qualche ben nel vario acquista
Tumulto, perchè in lui strugge e disperde 102La conoscenza di sè stesso trista.
Ma su lucido colle, o per la verde
Notte d’un bosco, co’ pensieri insieme, 105E co’ suoi dolci sogni, in cui si perde,
Passeggia il mio fedele, e duol nol preme,
Se faccia d’uom non gli vien contro alcuna, 108Perchè sè stesso ritrovar non teme;
E nel silenzio della notte bruna
Estatiche fissar gode le ciglia 111Nel tuo volto soave, o argentea Luna;
E per l’ampia degli astri aurea famiglia
Gode volar, di Mondo in Mondo passa, 114Passa di meraviglia in meraviglia.
Levando allor la fronte trista e bassa,
Deh! grido, se ti spiace il culto mio, 117E che pensi di me, saper mi lassa.