E dal torbido sempre, o dal sereno
Lume degli occhi suoi pendendo, berne 57L’incendïoso lor dolce veleno.
È vero, è ver: ma chi mirar l’eterne
Può in man d’Amor terribili quadrella, 60E non alcuna in mezzo al cor tenerne,
S’egli al fianco si pon d’una donzella,
Che ad una fronte, che qual astro raggia, 63Giunga in sè stessa ogni virtù più bella,
Che modesta ci sembri, e non selvaggia,
Varia, nè mai volubile, che l’ore 66Viva tra i libri, e pur rimanga saggia?
Ora l’età, l’esperïenza, e il core
Già stanco, ed il pensier, che ad altro è vólto, 69Di me stesso potran farmi signore.
Sorrise allor sorriso tal, che al volto
Senza tor maestà crebbe dolcezza, 72La casta Diva; e così dir l’ascolto:
Molti di me seguir punge vaghezza;
Ma vidi ognor, come a poche alme infondo 75Fiamma verace della mia bellezza.