M’arresto; e poi tra la folt’erba movo:
Troppo di cardo o spina al piè non cale, 15E nel vóto palagio ecco mi trovo.
Stillan le volte, e per l’aperte sale
Passa ululando l’Aquilon, nè tace 18Nel cavo sen dell’ozïose scale.
E pender dalle travi odo loquace
Nido, entro cui tenera madre stassi 21I frutti del suo amor covando in pace.
Quindi sul campo con gli erranti passi,
Per via diversa dalla prima, io torno. 24Veggo persona tra i cespugli e i sassi.
Sedea sovra il maggior masso, che un giorno
Sorse nobil meta d’alta colonna: 27Abbarbicata or gli è l’edera intorno.
M’appresso; ed era ossequïabil Donna:
Scendea sul petto il crine in due diviso, 30E bianca la copria semplice gonna.
Par che lo sguardo al ciel rivolto e fiso
Nelle nubi si pasca, e tutta pósi 33L’alma rapita nel beato viso.