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LA SOLITUDINE.
Pien d’un caro pensier, che mi rapiva,
Giunto io mi vidi ove sorgean d’antica
3Magion gli avanzi su deserta riva.
Cinge le mura intorno alta l’ortica,
E tra le vie della cornice infranta
6L’arbusto fischia, e tremola la spica.
Scherza in cima la vite, o ad altra pianta
In giù cadendo si congiunge e allaccia,
9E di ghirlande il nudo sasso ammanta:
E con verde di musco estinta faccia
Sculto Nume qui giace, e l’umil rovo
12Là gran pilastro rovesciato abbraccia.