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mo, disse un grande ingegno, non è che debile canna: ma egli è una canna pensante. Quel Sole, che illumina, feconda e governa tutti que’ Mondi, che gli danzano intorno, niente sa degli effetti mirabili e sommi, ch’egli produce: l’uomo è un nulla, ma sa ch’egli è un nulla. La divina scintilla, da cui è animato, e per cui può rivolgere uno sguardo intelligente a quelle porzioni di materia lucida, lo rende ancora più grande e più nobile di tutti que’ cieli, ch’egli contempla, e dalla contemplazion de’ quali s’innalza sino al trono dell’Onnipotenza, di cui narrano i cieli la gloria, senza vederla e conoscerla, a lui, che la vede in questa, e che per conoscerla è fatto nell’altra vita. Sì, questa è la bella sorte dell’uomo, che saper posso anche senza il libro de’ filosofi, anche senza quel libro che ogni filosofia superò, benchè l’uno me la faccia sperare, e l’altro la mi prometta: bastami guardar nel mio cuore, ove trovo un principio non men naturale, che