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le prose | 91 |
Quanto non ti deggio, o Torelli! Veggendo tu nell’amor dello studio il mezzo più efficace per divertire i giovani da’ vani e pericolosi piaceri, con quanta cura non cercasti tu d’inspirarmelo! Fu per questo, che m’inducesti a far cosa, la quale non posso dire quanto mi spiacesse poi d’aver fatta: ma conoscendo l’intenzion tua, odio il consiglio, ed amo il consigliere ad un tempo. M’inducesti ad uscire in istampa, credendo ch’io non potrei più ritirarmi da un campo, in cui fossi entrato pubblicamente. Vidi, acquistata con gli anni qualche sperienza, vidi quella follia: continuai nella stessa, perchè, non potendo il fatto disfare, ebbi per lo meglio il produrre in luce cose meno imperfette di quelle prime, o quelle prime riprodurre, quanto era in me, più corrette.
Io non parlo così nè per una soprabbondanza di modestia, nè per un senso di scontentezza. Ma che è mai una lode,