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le prose | 89 |
che seguon la morte d’un nostro amico, ci sembra che non sarà mai per partire quella oscurità, onde coperto ci apparisce ogni oggetto, ma che si vuol pensare, che quella dee finalmente dar luogo, e così consolarci: il qual consiglio, supposto ancora che ad un gentile e ben trafitto animo convenisse, non so poi da quanta buona esperienza sia sostenuto. Veggo, che dopo qualche tempo sembrar ci dee cancellata quasi sotto le nuove idee ricevute quella, che prima ci affliggea tanto: ma viene il momento, in cui quelle tracce, che parean chiuse, si riaprono, s’allargano, s’internan di nuovo, come se nuovo accidente insulti piaga non rimarginata. Viene, e non di rado, quella circostanza, in cui dicesi: Oh s’egli fosse vivo! oh s’io l’avessi qui meco! Ed ecco nuovamente ricoprirsi agli occhi nostri d’un velo tutta la natura.
No, non ci è afflizione più traditrice di questa: credo d’esserne liberato, ed improvvisamente la mi veggo intorno. Quindi