Dunque mai non sarà chi dall’indegno
Strazio il redima, e la sulfurea mole
Spezzando il tragga a riveder del sole
16Splendido il regno?
Pur ei sotto al tormento immane, quale
Granitica ruina immoto resta.
Se non che a quando a quando ansa, e la testa
20Leva immortale.
E se strider quassù nella marea
Degli umani conflitti oda un’audace
Sfida, o contro un poter bieco e tenace
24S’armi un’Idea;
O desto a un punto in generosa lotta
Arda un popol che ignavo e morto parve,
E di preti e di re squallide larve
28Urlino in rotta;
Fervido allor su la tartarea polve
Torcesi il fiero, e dall’etnee fornaci
La speranza aspirando, al ciel minaci
32Fiamme rivolve.