Di questo eguale avvicendar di giorni,
Di sembianze, di vita ancor non sei
Stanca, o Natura? Ancor gran tempo immote
Dureranno le leggi, onde si avviva 20Quest’universo? Eppur di novi objetti
Vaga sempre s’affanna e si consuma
La smaniosa umana stirpe, e quasi
Tutti avesse i terrestri uberi emunti,
Di miglior cibo e d’altre sfere in traccia. 25Te pigra ancella o rea matrigna accusa,
Misera, e dove nell’ambiguo volo
Alcun raggio del vero, un sol barlume
Dell’eterna tua luce a lei sorrida,
Il suo tempo mortale ecco e l’oscuro 30Fato e il dolor che le asserpenta il petto
Cader si lascia dalla mente, e in sogno
Beata alle ragioni ultime aspira.
Tal, fanciulletto fuggitivo piange
Per l’ombre, e più non sa d’onde qui venne, 35O qual sentiero al tetto amico il guidi;
Smarrito vaga, ma se gli occhi a sorte
In te sollevi, o sorridente luna,
Dal lacrimato suo dolor l’incerta
Anima toglie un qualche istante, e l’ora 40Fosca e la madre derelitta oblia.