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ALL’ETNA






Or che il florido maggio i campi tiene,
     E si destano al sol fragranze e canti,
     Poggi nitido il capo alle serene
     4Di luce e di salute aure festanti.

Trescano a’ piedi tuoi silfi e sirene;
     Fremon dentro di te sofi e giganti;
     E tu tranquillo di vermiglie arene
     8E di colti e di boschi ampio t’ammanti.

Muto io ti guardo dal campestre nido
     Propizio all’arte e alle memorie care;
     11E azzurreggia lontano il mare immenso.

E se alle vostre picciolette gare
     E agli odj vostri, alme rissose, io penso,
     14Più che di sdegno, di pietà sorrido.