Perenne lingueggia qual fiaccola, accesa
Da un fulmine forse nell’ombra remota,
Che ognor di sè stessa si ciba, ed illesa 40Traversa avvivando la tenebra ignota.
Indarno? E chi il dice? Dell’arduo mistero
Qual magica verga spezzato ha la chiostra?
Al mar, che di sangue perpetuo s’innostra, 44Qual braccio ha rapito la coppa del Vero?
Dell’opera ingrata che gli animi lima,
Del torvo conflitto di stolti e di rei,
O stella che sorgi dell’essere in cima, 48O candida Pace, tu il premio ben sei.
Tu buona ci saldi le piaghe profonde,
Che il ferro ci aperse d’un perfido iddio:
Un’aura di blando perdono e d’oblio 52La rosea tua bocca nell’anime infonde.
Tu, cinta alle chiome ghirlanda gradita
Di bruni giacinti, di bianchi asfodeli,
Dall’empie gorgoni, che impietran la vita, 56Nel nitido e fresco tuo peplo ne celi.
Divina! e sei nostra. La sponda felice
Che albeggia a’ tuoi miti crepuscoli è questa;
De’ liberi ingegni qui suona la festa, 60Qui l’opra si compie di Nemesi ultrice.