Da ville fastose, da inospiti glebe,
Di voci diversa, d’età, di sembiante,
Mancipj e tiranni, filosofi e plebe, 16Qui tutta conviene la folla esulante.
Non cupida sete, non fame delira,
Non ansia sleale di acquisti maligni,
Ma un èmpito strano di sensi benigni, 20Ma un acre bisogno di pace li attira.
Concordi nel vago pensiere, le membra
Diafane adagian sull’erbe odorose,
E intonano un canto, che il fremito sembra 24Che al torbido Enigma sollevan le cose:
“O fiore, che in cima dell’alte ruine
Cresciuto di pianto t’inalzi a le stelle,
O sogno divino dell’anime belle, 28O candida Pace, sei nostra alla fine!
A te fra le spire de’ draghi tenaci,
Che annebbian col fiato la mente a’ più prodi,
A te fra le pugne di gloria feraci, 32Fra gl’idoli orditi di splendide frodi,
Dal muto cenobio, dal fòro solenne,
Dall’avida reggia, dal pio casolare,
A te dalla valle, dal monte, dal mare 36L’umano pensiere lingueggia perenne: