Donna, fantasma, dea, come e con quali
Preci ti chiamerò, se tanto a’ miei
Occhi tu splendi, e tanto agl’immortali
16Simile sei?
Dunque vive quaggiù, vive, e d’umana
Forma quel luminoso idol si cinge,
Ch’io di sogno stimai parvenza strana,
20Che amor ne finge?
O non è questo, ove di terra a un punto
Un’occulta virtù leva il cor mio,
L’Olimpo? Al trono de’ celesti assunto
24Or non son io?
Pur dalla coppa d’oro Ebe a me versa
Il licor degli Dei; ridono, invase
Di fulgor novo e d’armonia diversa,
28L’eteree case.
Ma no, tu parli, tu sorridi: oh dolce
Voce, cui pari non udì l’eliso;
Non le mense di Giove un riso molce
32Pari al tuo riso.
Deh, qualunque tu sii, beltà divina,
O su la terra o nell’Olimpo io sia,
Te certo amore a’ baci miei destina;
36Se qui, sei mia,