Or sì, or no, per le fredde ombre lanciano
Un canto, un grido, ahi, non più quel che un dì
Mosse la mente giovinetta, e a’ fulgidi 16Vaneggiamenti dell’amor l’aprì.
Eppur, se a te mi volga, o sia che un gelido
Aere t’inceppi, o ti disciolga april,
Santa Natura, in te m’esalto, e all’anima 20Un fremito mi passa alto e gentil.
Ecco, alla rupe derelitta un tenero
Verde si avvolge; il rinnovato crin
Piovon su la tersa acqua i giunchi; reduci 24Cantan gli augelli un lieto inno al mattin.
Son tuo, son tuo, madre infinita: i palpiti
Dell’immensa tua vita io sento in me;
Sento che al foco della tua grande anima 28Ardo, mi struggo e mi rinnovo in te.
Che val, se nelle morte ombre s’inseguano
Le rosee larve che il pensier creò?
Se, guardiano della notte, l’odio 32Ghigni alla fossa ove l’amor cavò?
Che val, se al lato mio figga il suo cuneo
D’adamante la sorte? Io non son più.
Mio, da che balenar bello e terribile 36Vidi il tuo volto, e mi dicesti: In su!