50All’ampie mense d’ogni cibo piene
Siedon gli Dei sui nivei sogli, intanto
Che tentennando il corpo in moto lene
Sciolgon le Parche veritiere il canto.
Fin al piè l’egre membra avvolte tiene
Bianco e di rossa lista ornato un manto;
Nivee sul capo antico hanno le bende;
La man di rito all’opra eterna attende.
51Regge la manca la vellosa rocca,
Trae l’altra or con dita alte il fil diffuso,
Or col pollice in giù torcendo scocca
Librato in aria in largo giro il fuso;
E ad ora ad ora eguaglian con la bocca,
E assottigliano il fil, siccome è l’uso;
E i bioccoli, che fean l’opera scabra,
Qua e là s’attaccan su l’arsicce labra.
52Anzi ai lor piedi in viminei cestelli
La molle e bianca lana è custodita;
E mentre che così filano i velli,
Suona la voce lor chiara e spedita:
Parlano i fati ne’ lor canti belli
Ch’avranno al mondo imperitura vita,
E che giammai, finchè s’aggiri l’anno,
Popol nessuno accuserà d’inganno.