32M’udite; dalle mie viscere, o dive,
Sgorgan le voci mie calde e sincere,
E voi non fate che d’effetto prive
Cadan col pianto mio le mie preghiere.
Misera, ardente, insana in queste rive
Teseo lasciommi con crudel pensiere;
E col pensier, con cui da me partia,
A’ suoi funesto ed a sè stesso ei sia!”
33Poichè dal core addolorato questi
Detti la donna abbandonata emise,
E anelando imprecò giorni funesti
A chi tutte le sue speranze uccise,
Assentì l’immortal re dei Celesti
Col cenno invitto, e alla preghiera arrise:
Tremò la terra al cenno, e gli aspri flutti
E gli astri e i cieli s’agitaron tutti.
34Di cieca nebbia e d’oblioso errore
S’avvolse allora di Tesèo la mente,
Sì che gli avvisi ch’avea fitti in core
Dileguaron da lui subitamente;
Nè, i lieti segni alzando al genitore
Che l’aspettava trepido e dolente,
Mostrò, che avendo il Minotauro morto,
Salvo ei tornava all’erittonio porto.