17E muta prega, ed agli Dei promette
Cari, inutili doni, e voti appende.
Ma come quercia o pin, che dalle vette
Del Tauro, vigoroso ampio si stende,
Squassando e contorcendo al ciel l’erette
Braccia, al turbine immane alfin s’arrende,
E sradicato dall’alpestre altezza
Ruina, e quanto incontra atterra e spezza;
18Così la belva da Tesèo domata
Cadde, ai venti agitando invan le corna.
Incolume l’eroe dall’onorata
Gesta fra molte lodi indi ritorna;
Nè dalla dritta via per l’intricata
Laberintèa spelonca erra o si storna,
Chè dato a lui da la fanciulla fida
È un tenue filo all’orme sue di guida.
19Ma devo, errando dal primier soggetto,
Narrar com’ella agli occhi si togliea
Del padre, ai baci della suora, al petto
Della madre che in lei tutta vivea?
E che, tutto posposto al dolce affetto
Di Teseo, il mar seco passato avea?
E che, mentre dormía di Nasso al lito,
L’abbandonò l’immemore marito?