14S’imbarca tosto, e con propizio vento
Del gran Minosse all’alta reggia arriva.
Quivi il vide, il mirò con guardo intento
La donzella regal, che casta oliva,
E con la madre in molle abbracciamento
Nello stesso lettuccio anco dormiva,
Qual mirto dell’Eurota o fior gentile
Che alla sponda nativa èduca aprile.
15Ma non prima da lui le desíose
Luci chinò, che pienamente in core
E in tutto il corpo e ne le più nascose
Midolle accolse il violento ardore.
In quali smanie, oimè, tu che le rose
Mesci alle spine, o fanciulletto Amore,
In che mar la balzasti iniquo e fosco,
O dea di Golgo e dell’idalio bosco!
16Arde la meschinella, ed ogn’istante
Il biondo ospite suo chiama e sospira.
Quante nel languidetto animo, quante
Paure accoglie, e come ansa e delira!
Come spesso più pallida in sembiante
Si fa dell’oro, quando Teseo aspira
Col bieco mostro cimentarsi, e l’alma
Perdere agogna o conquistar la palma!