“Su, di Cibele agli alti boschi, o Galle,
Gregge di Dindimena, insiem correte;
Voi ch’esuli il natio suolo a le spalle 20Lasciaste, e dietro a me corse qui siete,
E varcato del mar l’orrido calle,
Smaschiato il corpo, a Cipri in odio, avete,
Su, col fragor della furente giostra
Lenite il cor della signora nostra.
25Bando al torpore; tra le frigie piante,
Di Cibele alle case ecco io vi guido,
Ove il timballo e il cembalo sonante
E il torto flauto frigio alzano il grido;
Ove il crin cinta d’edra ogni baccante 30Celebra l’orgie con acuto strido,
Ove a vol della Dea la schiera viene,
Là tra rapidi balli andar conviene.”
Alle compagne sue così cantò
Ati femmina incerta; e tosto il coro 35Con le trepide lingue alto ululò;
Il timpano muggì, rombò il sonoro
Cembalo; e il tiaso al verde Ida affrettò.
Fiera, ansante, pe’ boschi, innanzi a loro,
Qual vitella che indoma il giogo evita, 40Ati il timpano squassa, e il core incita.