Tergi quel pianto vano,
Arunculea: periglio
Non è che, l’oceàno
Lasciando, il Sol vermiglio
Scovra in un’altra plaga
108Donna di te più vaga.
Tal di ricco signore
Nel giardin variopinto
Sorge su l’alba un fiore
Di tenero giacinto,
Che stai? La luce è ascosa:
114Esci, novella sposa.
Esci. Zitti, ella appare;
Ascolta i nostri accenti:
Ve’ le faci agitare
L’auree chiome fulgenti?
Che stai? La luce è ascosa:
120Esci, novella sposa.
Non a furtiva amante
Lo sposo tuo s’allaccia:
Nè, correndo incostante
Di rei piaceri in traccia,
Vorrà lasciar solette
126Le tue mamme acerbette.