15“O tu che traffichi te stessa e vendi,
O sozza adultera, quei fogli rendi.
Non cavi un misero asse bacato,
Feccia, postribolo, dal tuo mercato?”
Ma che! Gli asprissimi vostri furori
20Son per tal femmina carezze e fiori.
Pur se alcun minimo rossor rimane
Sopra quel ferreo ceffo di cane,
O endecasillabi, s’altro non giova,
Con voce altissima gridate a prova:
25“O tu che traffichi te stessa e vendi,
O sozza adultera, quei fogli rendi.”
Non ode? Immobile resta il suo core?
Cambiate subito modo e tenore;
Con piglio amabile, con voce mite,
30S’è pur giovevole, così le dite:
“Donna onestissima, casta, verace,
Rendi le lettere, se non ti spiace.”