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trad. da Mario Rapisardi |
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5Non esso un capitombolo faccia giù nel pantano;
Così codesta fregola non t’assillasse invano,
E fosse tanto solida la tua pensile mole,
Che anco i Salj potessero farci le capriole,
Dammi, prego, o Colonia, uno spasso coi fiocchi:
10Fa’ che quel mio munícipe dal tuo ponte trabocchi,
Ma proprio a precipizio, a capo giù, nel lago,
Dove il fango è più fetido e più profondo il brago.
Egli è un baccello ingenuo da sgararne un marmocchio
Che il babbo ninna e dondola lieve sopra il ginocchio.
15Ha sposato una tenera bimba, un fior di donnina,
Delicatina, morbida più d’una caprettina,
Da tenerla in custodia più che l’uva matura;
Eppure egli le lascia fare il chiasso, e n’ha cura
Quanto d’un pelo; inabile a rizzare una mano,
20Inerte come a un ligure fosso, smembrato ontàno;
Un gocciolone, un asino vero, un’anima grulla,
Che di quanto l’attornia non ode o vede nulla,
Di nulla si capacita, nè s’è finora accorto,
S’egli è un uomo o un fantasima, s’egli è vivo o s’è morto.