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trad. da Mario Rapisardi |
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5Che dissi, misero, che feci mai,
Che un tal poetico strazio mi dài?
Crepi quell’asino cliente, che
Tali scempiaggini mandava a te!
Ma se il grammatico Sulla spedito
10T’ha, come io dubito, don sì squisito,
Non che adirarmene, n’ho gioja immensa,
Chè così l’ opera tua ricompensa.
Dio mio, che orribile, che scellerato
Libro al tuo povero Quinto hai mandato,
15Perchè al saturnio dì più ridente
Ei resti vittima d’un accidente!
Oh, ma non credere, mio bel faceto,
Della tua celia troppo andar lieto.
Lascia che luccichi l’ alba: di trotto
20Ai libraj vómmene; faccio un fagotto
Di quanti Aquinj, Cesj, Suffeni
Gli scaffali empiono dei lor veleni,
Ed invíandoti questa robaccia,
Ti saprò rendere pan per focaccia.