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Trad. da Mario Rapisardi | 133 |
Il suo tumido Antimaco il popoletto adori;
Io amo, o Cinna, i tuoi brevi capolavori.
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Se il desiderio, onde a’ suoi dì felici
Rivive il cor tra’ suoi perduti amici,
Se il dolor nostro i muti avelli molce
Ed agli estinti alcun ricordo è dolce,
5L’acerba fin Quintilia or non lamenta
Quanto dell’amor tuo, Calvo, è contenta.
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Se annusar debba a Emilio, per gli Dei,
La bocca o il deretan dir non saprei:
Niente ha dell’uno più pulito, niente
Ha dell’altra più sozzo e più fetente.
5A conti fatti è quello il men cattivo,
Se non altro, perchè di denti è privo;
Quella gli ha enormi, e sembra a dirittura
Cassa intarlata di vecchia vettura;