175Rari e cauti i suoi furti, onde non farmi,
Com’è da stolti, oltre il dover molesto.
Giunone, anch’essa delle dee la prima,
Spesso la prorompente ira divora
Alle colpe di Giove, e ben sa quanti 180Furti a lei fa l’onnivolo marito.
Ma iniquo è l’assembrar gli uomini a’ numi.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Soffri d’un egro padre il peso ingrato.
Nè dalla man paterna al tetto mio 185Fu tra sirj profumi ella condotta;
Ma, dal seno del suo proprio marito
Involandosi, a me trasse, e furtivi
Nella tacita notte i doni suoi
Soavissimi doni ella a me diede. 190Oh pago esser degg’io, s’anco un sol giorno
Del più candido sasso ella mi segni.
Questo di tanti beneficj in prezzo
Umil carme inviar, Manlio, poss’ io,
Perchè ruggine scabra i vostri nomi 195Per questa ed altre età punto non tocchi.
Aggiungano gli Dei quanti favori
Ai pii mortali un dì Temi assentìa;
E te prosperi il Cielo e la tua vita
E quella casa in cui la mia signora 200Fece con me le dilettose prove,
Ed Ànsere che a te pria mi fe’ noto