Quando ancora l’eroe d’ostia veruna
Non avea sparso il sangue, e alcun dei numi
Fatto propizio ai maritali alberghi.
Deh, a me, Ramnusia vergine, non piaccia 95Dar mai principio ad alcun opra, a caso,
Senza l’auspicio degli Dei! Ben quanto
Bramin di sangue pio l’are digiune,
Laodamia il seppe, al cui tenace amplesso
Fu divelto anzi tempo il collo amato 100Del novello marito. E non avea,
Misera, ancor di due verni sapute
Le lunghe notti, e saziato ancora
L’avido amor, sì che tradur potesse
Nell’improvvisa vedovanza i giorni! 105Ma le Parche sapean, ch’egli dovea
Già non guari perir, se d’armi cinto
Andasse ad oppugnar d’Ilio le mura;
Però che alla fatale Ilio in quei giorni
Correa per la rapita Elena quanto 110Fior di senno e di forza avean gli Argivi.
O fatale e nefanda Ilio, sepolcro
D’Asia insieme e d’Europa, Ilio funesta
Che tanti fra le tue ceneri chiudi
Incliti fatti e gloriosi eroi, 115Tu desti al mio fratel misera fine
Al dolce fratel mio tolto al mio core,
O fratello infelice, o lieto raggio
Rapito a noi! Con te giace sepolta