Ma chi co ’l ferro, ond’io tolta ti fui,
Gareggiar può? Dei monti il più sublime
60Le radici divelte ebbe da lui:
Non passeggiavan più superbe cime
D’Iperione le progenie chiare,
63Allor che i Medi le sue viscere ime
Schiusero; e all’Ato in sen creando un mare,
Dei barbari le torme indi fùr viste
66Sopra guerreschi legni alto vogare.
Una chioma che può, se non resiste
Un’alpe a lui? Cada, per dio, distrutta
69Dei Calibi la razza avida e triste;
Cada chi primo della terra tutta
Spiò le vene, e la virtù ribelle
72Del ferro ebbe a mortali usi ridutta!
Piangeano il fato mio le mie sorelle,
Da me pur dianzi separate, allora
75Che l’aere aprendo con le penne snelle,
L’aligero corsier nato ad un’ora
Con l’etiope Mennon le premurose
78Piume ad Arsinoe offrì locria signora;