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trad. da Mario Rapisardi |
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Eppur da giovinetta io ti sapea
Magnanima! In oblio dunque ponesti
39L’opra che nessun prode osato avea,
Onde ottenesti il regio sposo? Oh mesti
Accenti di commiato al tuo consorte!
42E quante volte, o Ciel, gli occhi tergesti!
Il dio che ti mutò dunque è sì forte?
Dunque dal corpo dell’amato mai
45Non vuol l’amante dipartir sua sorte?
Allor non senza un’ecatombe, il sai,
A impetrar degli Dei che al dolce sposo
48Dato fosse il ritorno, offerta m’hai.
Nè molto andò, che a te vittorioso
Ritorno ei fè, poi che all’Egitto aggiunta
51Ebbe l’Asia domata. Al luminoso
Coro degli astri io son per questo assunta,
E sclolgo in novo officio un voto antico;
54Ma dal tuo caro vertice disgiunta
Malgrado io fui, malgrado: pudico
Capo, o regina, e te giuro, per cui
57Chi giura invan condegno abbia il gastico.