Nè più mai ti vedrò? Pur mi fia bello
Sempre l’amarti e in modi lacrimati
21La tua fine ridir, pari a l’augello
Di Daulide, che all’ombra d’intrecciati
Rami s’accoglie, e canta in versi mesti
24Canta del divorato Itilo i fati)
Pure, fra tante ambasce, Ortalo, questi
Carmi del gran Battiade, ecco t’invio
27Ora da me nel sermon patrio intesti.
Poichè non vo’ che tu sospetti, ch’io
Abbia all’aure il tuo detto abbandonato,
30O che sfuggito sia dal pensier mio,
Come sfugge dal grembo intemerato
D’una fanciulla il pomo, di nascosto
33In dono a lei dall’amor suo mandato:
Sopravviene la madre, ed ella tosto
Balza in piè, nè, meschina, in quel momento
36Pensa che l’ha tra ’l vel tenue riposto;